BERGAMO: TRE CITTA’
2012
Quando riflettiamo su Bergamo, la facciamo coincidere con lo spazio circoscritto nel territorio comunale. Questa idea di città va però messa in discussione perché non è più adeguata alla situazione che viviamo quotidianamente.
I quartieri di Bergamo sono uniti l’uno all’altro da un continuum di case, strade e attività economiche che si estendono fino ai comuni confinanti. Possiamo ad esempio partire dai luoghi più antichi racchiusi dentro le mura, attraversare quelli più nuovi e raggiungere i comuni limitrofi senza incontrare la campagna. Non possiamo più pensare la città come lo spazio coincidente con il Comune che la amministra, poiché oltre il suo confine ci sono altri pezzi di città.
Dentro questo continuum, si distinguono diversi poli di attrazione: il centro storico nella città alta, il centro politico e amministrativo intorno a Porta Nuova, esistono centri commerciali a Orio, Curno, Seriate che spostano i consumatori fuori dal Comune, c’è un centro natura che è il parco dei colli. Esiste una certa difficoltà nel definire quale sia il centro e quali siano i confini di questa Bergamo. Se consideriamo la fine della città con il termine del continuum di case e edifici, siamo obbligati a considerare almeno sei ramificazioni che raggiungono Almè, Albino, Albano, Grassobbio, Azzano, Lallio. In questi termini il confine non coincide con l’area di pertinenza dell’amministrazione di Bergamo e la forma stessa della città è composta da un “cuore” costruito, da cui si dipartono diverse ramificazioni. Questa idea di città = costruito non tiene però in considerazione aree agricole e parchi e nega quei luoghi che pur non essendo abitati sono molto frequentati. Quindi non possiamo sostenere che non sono città la ciclabile del Morla, la valle di Astino, il bosco della Maresana, gli orti sui colli. Tutti questi elementi ci obbligano a scardinare l’idea di città che abbiamo consolidato in questi anni per ridefinirla su tre livelli: la città integrata, la città centrale, la città dei quartieri.
La Bergamo integrata, di 300 mila abitanti e oltre, la città che si integra con i comuni limitrofi: ad esempio si esce di casa a Loreto per andare a lavorare in auto nelle zone industriali di Grassobbio, si va al cinema a Curno la sera, i giovani si fanno accompagnare all’aeroporto per volare con pochi euro a Barcellona. C’è addirittura chi vive o lavora nella Bergamo estesa senza trascorrere il proprio tempo nella città centrale e nei quartieri: la grande città è infatti integrata col sistema urbano regionale. Dentro questa città integrata si colloca la Bergamo centrale, la città storica, artistica, politica e amministrativa, il Comune con i suoi servizi. Qui accedono i turisti, gli studenti, qui si confrontano le idee civili, si manifestano le idee politiche, qui si svolgono ora le manifestazioni culturali più rinomate: la città aperta al nuovo. La Bergamo centrale è anche quella che viene attraversata senza fermarsi, semplicemente spostandosi in un altro punto della città come capita ad esempio nello snodo dei bus tra Porta Nuova e la stazione. Al contempo è anche il luogo di incontro tra persone distanti, che parcheggiano l’auto per concludere un affare in uno studio notarile in centro, firmare un contratto sindacale in via Camozzi, oppure si incontrano alle 6 del mattino al casello in via Autostrada per andare a Milano, cenano tra vecchi amici in città alta, vedono insieme una partita al Palazzetto.
Il terzo livello di città è la Bergamo dei quartieri, la città delle relazioni, che non fa riferimento alla somma dei singoli quartieri ma è l’insieme degli intrecci dei quartieri tra loro limitrofi. Ad esempio, dalle case di Monterosso gli anziani vanno a giocare a tombola a S. Colombano, così come non è infrequente trovare famiglie di Conca Fiorita che creano comunità nella società sportiva di S.Caterina. E’ molto più difficile invece trovare bambini di via Baioni che frequentano il parco Lochis a Longuelo. Lo stesso discorso vale per i negozi, per i CRE, per alcune biblioteche, per le polisportive, per i bar sport. Questa città è quella più vissuta da bambini, anziani, ragazzi, madri e poveri: qui nascono le frequentazioni informali, si consolidano le relazioni sostanziali, la genitorialità diffusa, le compagnie di adolescenti, i pomeriggi di tombola, i corsi serali di ballo.
Distinti questi tre livelli di lettura della città, che corrispondono a tre modi diversi di essere in città, ogniqualvolta si parla di viabilità, cultura, spazi verdi, costruzioni, basso consumo, ecc. vanno fatte le debite declinazioni. La viabilità in un quartiere è ben altra cosa rispetto a quella della città estesa: da una parte parliamo di zona 30 e dall’altra di tram delle valli. Il verde pubblico in quartiere è costituito anche da un piccolo parco giochi, nella città estesa parliamo del bosco. E così via.
Paolo Crippa